Brandelli di storie






 IL NERO

La sua famiglia commerciava in stoffe, filati e tutto quanto fosse necessario. Questo aveva sempre garantito un privilegio: una certa libertà di movimento. Erano tra i pochi abitanti dell'Isola ad avere la possibilità legittima di viaggiare, uscire dai confini per raggiungere altre città, altri centri dove scambiare, acquistare, scovare i materiali più pregiati, così come quelle più economici per vestire la comunità dell’Isola. 

Tutta la loro vita scorreva tra colori, stoffe tra i più variegati mentre la loro professione li obbligava ad indossare il nero. La sua strada, la sua vita erano già decise, definite come il suo posto nella comunità, senza colori, al servizio di tutti, alle dipendenze di nessuno.

La loro era una conoscenza antica, legati dalle circostanze e dalle professioni delle loro famiglie. Da piccoli, ogni volta che i loro padri si incontravano per affari, che fosse nel loro magazzino o nell’atelier della famiglia di Alia, loro due passavano ore a scorrazzare tra le pezze, o la sartoria, tuffandosi, in trame, tessuti, ampie gonne, gonfie e morbide, strani accessori e preziose decorazioni, che servivano loro come propellente alla fantasia. Le stecche per i bustini diventavano lame implacabili contro i loro nemici, i bottoni, moneta di scambio per i loro commerci, le stoffe, paesaggi e sfondi dei territori che scoprivano nei loro viaggi. Alla ricerca delle stoffe più preziose e degli accessori più originali, attraversavano il mare, la loro meta l’antica città costiera, nemica-amica dell’Isola anche in un preistorico passato. Queste avventure immaginarie erano per lui, solo il preludio di ciò che la sua professione garantiva, per lei invece era un’eventualità praticamente impossibile.


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