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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023
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  LA FESSURA Seduta sul materasso fissava il paesaggio che la attendeva al di là della finestra. Il tetto del palazzo di fronte ogni giorno si popolava, ad intervalli quasi regolari, di diverse figure, diventando suo malgrado sede d'importanti attività. Mentre osservava, quasi assorta, uno di questi momenti di operosità, rifletteva: "la mia scelta di essere spettatrice della vita mi ha permesso di sviluppare una fantasia quasi rarefatta, dove personaggi si mescolano in spazi, storie e tempi diversi, per questo motivo il mio sentirmi più persone in una l'avevo sempre vissuto come condizione fatalmente normale, anche se la mia convinta normalità non mi è stata per niente di supporto quando ho deciso di guardare in faccia la mia realtà. La mia vita si riassumeva così: un palese caso di "schizofrenia culturale". Finalmente la sua patologia le si rivelava chiara in tutti i suoi sintomi: strani sentimenti di appartenenza verso luoghi mai conosciuti e al contrario qu
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  Non è la paura di vivere,               che mi ferma,  è il timore di essere incapace, di non riuscire,  ad apprendere la vita nella sua pienezza, il timore, che l'incertezza, diventi un sistema, un canone di scelta, che non riesca a lasciarmi nulla,  della vita che ho vissuto. 19/04/1999 Vedo la bellezza nelle cose di ogni giorno. Incapace di raggiungere la realtà mi cullo   nei miei sogni, posticipando il risveglio in un mondo  che spesso mi delude, ma che, come un'amante mi ammalia e non so smettere di amare e cercare. 16/11/1999 Ho visto persone derubate della propria appartenenza, non riconoscersi,  mentre si specchiano nei loro simili. 22/09/2000
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I am the passenger   Lo confesso, resto sempre un po' spiazzata dallo sconcerto che certe persone manifestano quando affermo che mi piace andare in moto, ma soprattutto mi piace essere il passeggero. Sarà che tra i miei ricordi più vividi e più belli dell'infanzia ci sono i giri in moto con mio papà. Un appassionato di due ruote, quando se ne andato, tra le sue cose ho ritrovato vecchie pubblicità della Guzzi degli anni ’50 e ’60, un salto nel passato. Una passione che in qualche modo mi ha trasmesso, non tanto per il mezzo meccanico in sé, ma per l'esperienza delle due ruote, la spensieratezza e quel gusto sottile del pericolo che o ti affascina o ti blocca.   Così quando ero piccola, mio padre pur non possedendo una moto, aveva comunque modo di averne per le mani qualcuna ogni tanto, ed era in queste occasioni che mi diceva: "andiamo a fare un giro" e per me era il massimo.   Erano gli anni in cui i caschi li usavano solo i piloti, perciò mi sedevo dietro a lui,